Preparazione Mentale: i benefici per i judoka – Parte II
Da qualche anno una nuova componente della prestazione sportiva sta prendendo piede nella programmazione dell’allenamento degli sportivi di alto livello, pertanto anche dei judoka: la preparazione mentale, chiamata anche mental coaching. Negli sport di squadra come nelle discipline individuali numerosi atleti fanno appello all’aiuto di un preparatore mentale o ad uno psicologo dello sport (spesso in sordina) con lo scopo di ottimizzare la propria prestazione sportiva o per risolvere delle difficoltà subentrate di concentrazione, di motivazione o di sicurezza in sé stessi.
La preparatrice mentale Cristina Piccin ci racconta in 10 puntate i benefici della preparazione mentale per i judoka, con fine di confrontarci su questo tema a volte considerato un tabù. Cristina aderisce alla Société Française de Psychologie du Sport, istituto che promuove la ricerca, la formazione della preparazione mentale nelle diverse federazioni nazionali sportive francesi.
Per maggior info www.factorpmentalpreparation.com
Ben ritrovati lettori di Italiajudo.
La settimana scorsa vi ho parlato dell’opportunità di controllare i propri pensieri, gli atteggiamenti e i comportamenti facilitanti o debilitanti ad allenamento e in competizione. Abbiamo trattato in via generale come è possibile gestire lo stress o l’ansia!
La preparazione mentale è un elemento spesso lasciato da parte dagli atleti, gli allenatori o le squadre sportive. Tuttavia non è raro percepire una sentimento di frustrazione contornare il momento della competizione e quindi sentire delle affermazioni del tipo “Non ha testa” o ancora “è tutta una questione di forza mentale”, “ha mollato mentalmente”, e più né a più né metta. Delle frasi comuni, ma che purtroppo non sono mai accompagnate da un lavoro da parte dello staff altrettanto strutturato e definito come la preparazione fisica e tecnica. Sì, perché si tratta di un vero e proprio allenamento, ci sono delle ripetizioni da fare e degli automatismi da integrare! Non è magia!
Quest’oggi vi parlo invece si come sia possibile raggiungere un livello di attivazione ottimale durante le competizioni e i randori.
A tal proposito, è da sottolineare l’importanza della gestione dei pensieri negativi e perturbatori, i comportamenti e gli atteggiamenti automatici. È primordiale anche saper individuare i segnali del nostro corpo indicatori dello stato che desideriamo avere/non avere prima e durante una prestazione.
Se siamo troppo attivati a causa dell’ansia, della tensione o della troppa foga e “voglia di vincere” o al contrario siamo troppo rilassati e calmi, forse non andremmo ad affrontare il combattimento nelle migliori condizioni. Non si tratta solamente di un’attivazione muscolare (che si innesca grazie al riscaldamento), ma anche di un’attivazione fisiologica e psicologica, ovvero un livello di vigilanza e di attenzione ottimali per il randori che domanda delle percezioni cinestetiche, visuali e tattili prontissime.
Per oggi è tutto, la settimana prossima vi parlerò di come sia possibile migliorare la sicurezza in sé stessi, soprattutto nelle situazioni di sfida.
Leggi anche:
Preparazione Mentale: i benefici per i judoka – Parte I
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