Perché no?
“Perché no” è la risposta più semplice per evitare di discutere. “Perché no?” È la domanda incalzante di chi non accetta di non poter discutere, proponendo il dialogo come strumento per cambiare. “Perché no?” sarà la rubrica che ci accompagnerà per i prossimi mercoledì, un’occasione per riportare l’attenzione su alcune tematiche “spigolose” che il judo […]
“Perché no” è la risposta più semplice per evitare di discutere. “Perché no?” È la domanda incalzante di chi non accetta di non poter discutere, proponendo il dialogo come strumento per cambiare.
“Perché no?” sarà la rubrica che ci accompagnerà per i prossimi mercoledì, un’occasione per riportare l’attenzione su alcune tematiche “spigolose” che il judo italiano dovrà avere il coraggio di affrontare: più prima che poi. Sarà una rubrica fatta di proposte, per guardare a domani con fiducia e voglia di crescere.
“Perché no?” Sarà anche l’occasione per “spararle grosse”, non fosse altro che sognando ad alta voce si riordinano le idee creando spunti futuribili e provocazioni per crescere. D’altronde si è detto tante volte che questo quadriennio può rappresentare un’occasione di svolta per il judo italiano e senz’altro le premesse per un cambiamento reale ed efficace ci sono.
Perché no? – L’articolo 6: ji ta kyo ei!
Negli ultimi anni in tanti hanno auspicato e proposto in modo più o meno consono, una revisione dell’articolo 6 dello statuto FIJLKAM, relativo al sistema di acquisizione del diritto di voto nell’Assemblea Federale. Oggi le due conditio per l’ammissione al voto sono l’anzianità di un anno della Società Sportiva e la partecipazione all’attività agonistica nazionale, con almeno un punto nella classifica federale annuale.
Il punto più discusso di questo sistema riguarda proprio questa “attività agonistica” che garantisce il voto di base ed i voti plurimi: a stridere è soprattutto il fatto che non esiste una “gradu
atoria” capace di premiare i club prendendo in considerazione TUTTA l’attività agonistica sia essa regionale, nazionale ed internazionale, riconoscendo per livelli il merito di chi lavora.
L’esempio che viene da altre federazioni può essere stimolante a tal proposito: nella Federazione Ginnastica d’Italia, per citarne una, il diritto di voto si matura a partire dall’attività giovanile regionale ed interregionale ed esistono diverse “fasce di voto” l’accesso alle quali è garantito dalla complessità dell’attività agonistica svolta dai club, compresa quella internazionale ed olimpica.
Una seconda considerazione riguarda il fatto che il sistema attuale non riconosce chi svolge il miglior servizio al judo italiano in termini numerici: perché, a parità di risultati, chi tessera duecento atleti deve contare quanto chi ne tessera dieci? Chi ha un impatto maggiore sul territorio garantendo un maggiore ritorno al judo italiano? (Chi ha la fortuna di avere un “campioncino” – e quindi punti facili – o chi lavora sul territorio con o senza “campioncino”?)
L’occasione di mettere mano alle carte federali – auspicata ed annunciata ufficialmente nell’ultima Assemblea Federale – può essere un’opportunità per studiare un sistema a fasce di punteggio che premi i risultati ma anche chi ha maggiore e migliore impatto sul territorio. Si renderebbe giustizia a chi si impegna, si amplierebbe il bacino assembleare, aumenterebbe il numero di tesserati.
Detta così sembra semplice: certo il sistema va studiato e bene, ma…perché no?
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Caro redattore riconosco nelle sue parole alcune mie frasi più volte divulgate nel web e dette direttamente in assemblea generale Penultima scorsa, dove evidenziavo l’anomalia che vede circa il 30 per cento della federazione decidere per tutti, nella totalità delle società iscritte la metà può accedere al voto con l’attività agonistica ma circa la metà non può accedere al voto perchè non ne fa. non parliamo poi delle attività che non siano judo lotta e karate in quanto, jujitsu, sumo, aikido e altre minori proprio non possono in quanto non hanno attività, o quasi, agonistica per racimolare punti. Su una cosa la devo però invitare a leggere preventivamente il REGOLAMENTO PER GLI STATUTI DEL CONI, in quanto il diritto di voto si acquisisce per aver svolto attività, amatoriale, divulgativa, agonistica, promozionale, ma vieta esplicitamente voti su base numerica.
Gentile lettore, la ringrazio per la puntuale osservazione: ricordo diversi suoi interventi su questo blog in cui invitava a guardare gli altri come modello per crescere. Conosco la normativa a cui fa riferimento, ma nonostante ciò ho scelto di sbilanciarmi andando oltre, pioché, come dichiarato nelle premesse, questa rubrica vuole essere un’occasione per “sognare ad alta voce”, per creare spunti futuribili ma anche per “spararle grosse” con intento genuinamente provocatorio; d’altronde la realtà è un punto di partenza da cui, almeno in parte, ci si può anche discostare… a volte.
AC