Judo Educazione: L’Allenamento

Judo Educazione: L’Allenamento

Quinto appuntamento con Claudio Zanesco con la rubrica Judo Educazione, dedicata quest’oggi al concetto dell’allenamento. Buona Lettura!

Pubblicato da Claudio Zanesco il 20 Dic 2017 in Varese

Ben ritrovati cari lettori di Italiajudo con l’appuntamento settimanale dedicato al Judo Educazione. Quest’oggi il tema è l’Allenamento e la domanda che pongo è la seguente: c’è differenza fra un allenamento di Judo Educazione e altri tipi di Judo?

Secondo me, la cultura, il background ed il percorso dell’insegnante fanno la differenza sia nel tradizionale che nello sportivo.
Se il tecnico persegue la bellezza del gesto, nel rispetto dell’efficacia e dell’efficienza, tenendo in considerazione principi di crescita personale e di gruppo, privilegiando l’obiettivo più lungimirante rispetto a quello di vincere una gara e basta, beh allora credo che questo faccia la differenza rispetto al caso ” sportivo” in cui si perseguono solo obiettivi legati al risultato di una competizione.

Nel primo caso,  ci troviamo di fronte ad una forma di Judo Educazione, finalizzata alla crescita dell’individuo  Ciò va al di là di come si pratica l’uchikomi e, se vogliamo, il randori, come ci si arriva con tutte le forme di allenamento.

Tutta qui la differenza?

Direi di no, perché queste differenze portano poi ad una struttura dell’allenamento diverso.

SPORTIVO-  Avere degli obiettivi legati al solo risultato agonistico ha inevitabilmente delle ricadute sull’impostazione dell’allenamento, che può privilegiare aspetti legati alla tattica di gara, ad intense sessioni di preparazione fisica, piuttosto che alla ricerca della forma ottimale da ottenersi in determinati periodi, del non perdere, questo va a discapito spesso della bellezza del gesto tecnico e della  ricerca dell’ippon.

QUINDI MEGLIO TRADIZIONALE?

Vi sono  degli aspetti su cui vi sarebbe da aprire un confronto con i tradizionalisti.

Ad esempio il Taiso, la ginnastica di riscaldamento, è stato quasi abbandonato da alcune scuole tradizionali che lo hanno sostituito con il kata o con la pratica del judo stesso.

Su questo punto non mi trovo molto d’accordo: studi sui metodi di allenamento hanno evidenziato come il corpo deve essere messo in movimento e quanto il riscaldamento sia benefico prima di qualsiasi attività specifica. I benefici del Taiso a mio avviso non sono facilmente riscontrabili nel kata o nella pratica del judo e, sopratutto,  nel  Taiso vi sono benefici di cui si è venuti a conoscenza negli ultimi anni, allungamenti muscolari e tendinei, aumento della temperatura del corpo graduale , esercizi per la coordinazione ecc. ecc. . La mia domanda è dunque la seguente: Jigoro Kano avrebbe optato per studiare le novità che avrebbero potuto migliorare la pratica del Judo o si sarebbe arroccato sulle proprie posizioni risalenti a circa 150 anni fa? Posizioni all’epoca all’avanguardia sia nella forma che nei concetti.

Osservo inoltre che  il (la TAISO) è sempre stato inserito nei libri che hanno spiegato il judo, quella corrente che non ritiene necessario la sua pratica è di recente costituzione, quindi da dove nasce questa tendenza? Da Jigoro Kano?

Il non avere obbiettivi sportivi, quindi date e scadenze, da una parte porta sicuramente ad avere un insegnamento con ritmi più consoni alla crescita personale dell’atleta e dell’individuo, da un altro punto di vista potrebbe, soprattutto nei giovani, non porre scadenze stimolanti, tappe e/o obiettivi che possono essere di stimolo all’apprendimento.

Con tutto il rispetto dovuto ai Maestri di Judo Tradizionale, se pur vero come affermato da qualcuno in un recente seminario che” se ho una ora e mezza per due volte alla settimana con gli allievi, non posso sprecare 20 minuti o più a riscaldare il corpo con esercizi che non siano il judo stesso”.
Forse bisognerebbe chiedersi se le didattiche in uso siano da rivedere, perchè un frequentatore di una palestra si allena anche tutti i giorni mentre la pratica del judo è relegata quasi sempre a due tre giorni alla settimana quando va bene? Le proposte legate alla tradizione ( comunque in uso anche negli allenamenti più sportivi) sono  adatte all’attuale società? Ovvero lo schema “ riscaldamento- studio tecnico- metodi di allenamento, randori è ancora attuale o vi potrebbero essere introdotte delle nuove metodologie?

Dunque, per concludere, ritengo che sia importante perseguire obiettivi slegati dal risultato affinché si abbracci il concetto di Judo da apprendere nella sua interezza.

Allo stesso tempo, credo che con una cadenza in cicli a corto e  medio termine  siano comunque utili  a far appassionare  giovani e meno giovani alla  pratica del judo, in quanto più raggiungibili e concreti (vedi a suo tempo l’introduzione delle cinture colorate)
Quindi si potrebbe affermare che sicuramente vi sono differenze fra un allenamento prettamente sportivo e d uno tradizionale, le tecniche, i tempi  fanno la differenza , rimane che il successo dei metodi rimane a mio avviso molto legato alla sensibilità  dell’insegnante.

L’appuntamento di quest’oggi finisce qui. Ne approfitto per augurarvi buon Natale e felice anno nuovo. La rubrica si ferma per due settimane per riprendere il 10 gennaio 2018.

Al prossimo anno!


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