Liberalizzare: scelta tecnica?

Liberalizzare: scelta tecnica?

La liberalizzazione dei tornei cosidetti di serie A e’ ancora un tema attuale in Italia. Oggi piu’ di ieri si discute di liberalizzazione: vera, totale ed incondizionata. I tornei liberalizzati del World Tour ci parlano forte e chiaro: i risultati delle competizioni che la commissione tecnica ha aperto – seppure con delle forti limitazioni – […]

Pubblicato da Ennebi il 1 Ott 2014 in Bruxelles

La liberalizzazione dei tornei cosidetti di serie A e’ ancora un tema attuale in Italia. Oggi piu’ di ieri si discute di liberalizzazione: vera, totale ed incondizionata.

I tornei liberalizzati del World Tour ci parlano forte e chiaro: i risultati delle competizioni che la commissione tecnica ha aperto – seppure con delle forti limitazioni – sono sorprendenti.

L’ultima in ordine temporale e’ stata l’European Open di Tallinn conclusasi con tre medaglie per l’Italia dei volontari: gli ori di Giulia Cantoni e Andrea Regis e il bronzo di Marco Maddaloni.

Pare proprio che investire su stessi convenga!

D’altronde, le medaglie provenienti dall’Italia dei volontari non sono di certo un caso, piuttosto sono il risultato di una scelta di campo operata tempo fa da club e atleti che hanno deciso di investire su se stessi in modo indipendnente e – aggiungerei – intelligente. Al di la’ di ogni scelta che avrebbe operato la commissione tecnica, ci sono state persone che hanno perseverato – e continuano a perseverare – una strategia che si sta rivelando vincente: scalare la IJF World Ranking List attraverso – soprattutto – i tornei liberalizzati.

Cio’ che dovrebbe far riflettere, e’ che la maggior parte di questi atleti si allena a casa propria, segno evidente di un Sistema ormai obsoleto che dovrebbe essere riconsiderato. I migliori atleti dovrebbero essere chiamati a far parte della squadra azzurra ed essere assistiti dai loro insegnati durante gli allenamenti – e anche durante le competizioni – accanto ai tecnici nazionali, perchè quello che ancora non si è capito – o non si vuole capire – e’ che ogni atleta “sottoscrive” un patto di solidarietà e di estrema fiducia con il proprio insegnante e le stesse cose che potrebbe dirgli chiunque, dette da lui risultano più vere.

Una ulteriore riflessione la faccio per quanto riguarda la liberalizzazione dei tornei. A tutti i costi si sta cercando di scaricare il peso della decisione di aprire (completamente) i tornei del World Tour su una unica persona: il direttore tecnico. Lo si e’ fatto quando c’era Felice Mariani, si continua ora con Raffaele Toniolo.

In verita’, il Direttore Tecnico dovrebbe pensare a formare la squadra titolare della Nazionale: in primis mero osservatore, in secundis decisore spietato.

Aprire o meno i tornei del World Tour e’ invece una decisione politica, non tecnica. Sono i signori dei piani alti che devono da un lato prendersi la responsabilita’ di aprire completamente i tornei – sempre che non si voglia continuare ad essere il fanalino di coda del mondo del judo – dall’altro garantire ampia serenita’ allo staff tecnico, affinche’ operi secondo il proprio credo. A fine quadriennio si potranno poi tirare le somme e sara’ chiaro se ci sara’ bisogno di rimettere il mandato nelle mani dei politici e degli elettori. D’altronde, dal calcio qualche caso positivo ci e’ arrivato, eccome: Prandelli e Abete ne sono testimoni.

Nel mio mondo immaginario mi sono costruito uno scenario: un direttore tecnico che lavora con il proprio staff con un gruppo di atleti (ampliando o decurtando il team in funzione dei risultati) e una squadra di volontari che pimpossibleartecipa liberamente ai tornei del World Tour, inclusi europei e mondiali, laddove la Nazionale – “non volontaria” – dovesse lasciare a disposizione dei posti.

Nel dubbio che l’aria d’oltralpe mi abbia reso folle – non si sa mai – chiedo a voi lettori (tutti): non e’ forse questo lo scenario in cui possiamo migliorare aumentando il livello medio dei nostri judoka? Non e’ forse questa la strada per poter favorire una maggiore diffusione della nostra disciplina sportiva?

Il sospetto, che col tempo si tramuta sempre piu’ in una certezza, e’ che la liberalizzione – quella vera – e’ vista piu’ come una minaccia che come una opportunita’.


  1. berni says:

    il tuo ragionamento non fa non solo una piega ma addirittura una grinza.

    Ad ognuno il proprio lavoro e la piena responsabilità di quello che si fa, poi lungo la strada vi possono essere delle rettifiche o dei giusti rimedi, tuttavia andare avanti senza nulla di chiaro è deleterio per l’intero movimento e per la crescita non solo internazionale ma anche interna, che sarà sempre scadente. Ritengo una grossa offesa a tutto il movimento judoistico italiano presentarsi a delle gare con buchi in alcune categorie se non vi sono validi atleti. Ebbene che si punti sui giovani.

    Poi è interessante definire una volta per tutte i ruoli delle persone preposte alla guida nazionale, anche se il R.O. è chiaro il compianto Presidente tracciò chiaramente i ruoli, ancora sussiste sovrapposizione di competenze e nessuno apertamente mette ordine una volta per sempre. Sia ben chiaro, non ho nulla contro alcuno ma è giusto che i ruoli siano chiari non solo per noi tecnici ma soprattutto per gli atleti, i quali spesso restano smarriti e non sappiamo tutti come sia difficile per un atleta credere, come tu giustamente affermi, gli atleti hanno bisogno di una guida di cui fidarsi ciecamente.

  2. laura says:

    In merito a tale argomento, già affrontato in passato, sembra retorico dire che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…cosa bisogna fare ancora per far capire alla Federazione (politici in primis e staff tecnico poi) che ora più che mai è ASSOLUTAMENTE NECESSARIO (per la crescita agonistica del judo italiano, per l’incremento della visibilità, dei praticanti, degli sponsor e mille altri buoni motivi…) aprire i tornei del World Tour? E’ necessario fare un un sondaggio tra i club tesserati o porla all’ordine del giorno nella prossima Assemblea e votarla? Perchè, più semplicemente e onestamente, non viene fatta una scelta dai “nostri” dirigenti/politici? E’ comodo, rivestire un ruolo istituzionale-federale e poi non fare scelte e non esporsi! Mi, come moltissimi altri tesserati, siamo stufi di questo stato di cose, siamo stufi di questa “limitazione” (chissà poi se è così legittima, anche alla luce dei principi e delle norme costituzionali e comunitarie vigenti…)!
    Forse qualcuno lassù in alto dovrebbe farsi un esame di coscienza e, se la situazione lo richiede, e mi pare proprio che lo richieda visti anche gli ultimi risultati di Tallin, DIMETTERSI…succede a livello territoriale, perchè non anche a livello centrale? Non è un disonore, ma un atto di responsabilità nei confronti dei tesserati!

  3. Fabio says:

    Rispetto agli interventi precedenti mi sembra ci siano degli argomenti nuovi che fanno fare un deciso passo in avanti alla discussione, e che mi trovano molto d’accordo. Sono pienamente d’accordo con la liberalizzazione con l’Italia dei volontari, unico modo non solo per far crescere il movimento ma anche per dare speranze od obiettivi concreti a quelli che non l’avevano prima. Chissà che non si riesca a tornare ad allargare la base dei senior. Punto di novità molto interessante è quello relativo alla figura dell’insegnante del club di provenienza, quello che succede nel nuoto dovrebbe essere preso a riferimento. Coinvolgere il club ha anche l’indubbio vantaggio di aumentarne la visibilità è la possibilità di acquisire sponsor, rendendolo più appetibile agli sponsor.
    Lo so non è facile, l’Italia è un paese fondamentalmente conservatore….dei NO preconcetti, il problema è che il mondo sta cambiando sia nel lavoro che nello sport e se non vogliamo rimanere marginale dobbiamo (tutti) essere pronti a fare scelte radicali e innovative.

  4. Luca says:

    “Il sospetto, che col tempo si tramuta sempre piu’ in una certezza, e’ che la liberalizzazione – quella vera – e’ vista piu’ come una minaccia che come una opportunita’.”

    Ora più che mai abbiamo bisogno di liberalizzare per trovare risorse nuove e far si che le cosiddette “seconde linee” (poichè etichettate così) possano far vedere che poi seconde non sono tanto.
    Ci sarà forse il timore che qualcuno veda spodestati i propri delfini? Spero proprio di no, non voglio crederlo. Tuttavia quello che accade è che nel silenzio più totale nessuno osa dire niente o tutt’al più si fanno le “supercazzule” come va tanto di moda fare e che come tali non portano proprio a nulla.

    Sono un po’ seccato quando vedo che in una gara a squadre si torna a casa perchè alla squadra manca un elemento… e non mi si venga a dire che non abbiamo nella rosa dei candidati qualcuno da inserire: fosse anche l’ultima cintura marrone (si fa per dire) ce la metto a “tappare il buco”, male che vada il risultato non cambia ma non mi sono perso l’occasione di mandare avanti la SQUADRA CHE RAPPRESENTA LA MIA NAZIONE.
    L’ho scritto bello grande perchè forse non si è capito che i signori che siedono sulle sedie azzurre, sono pagati per far quello che fanno, (visto che parte delle nostre tasse, oltre che dei nostri tesseramenti vanno a formare il loro stipendio) o meglio per quello che dovrebbero fare: mi colpisce il fatto che durante una finale (poi vinta dal nostro atleta) la sedia tel tecnico sia vuota…

    Liberalizzare una minaccia?… caro NB pare proprio così.

  5. Carlo says:

    Volontari…..in un mondo dello sport professionale. E’ un po’ come i nostri politici rispetto alla media europea, furbetti del quartierino in mezzo a professionisti della Politica. Insomma padroni dell’ “arte dell’ arrangiarsi” senza una vera e propria organizzazione. Organizzazione !!! Sì, quella dove si definisce funzioni-ruoli-attivi. In 35 anni di lavoro e sport come volontario, ho visto rarissimamente una vera organizzazione, soprattutto proiettata al futuro. Come mai non esiste una organizzazione secondo me ? Perchè : ognuno pensa al proprio orticello senza considerare che il Mondo e l’ Italia non sono orti così grandi; esiste poca collaborazione tra “volontari” i pochi professionisti si credono eterni ed invincibili (come i nostri furbetti nel pubblico). Il fatto che molti professionisti lo sono grazie allo Stato (=cittadini=contribuenti),dovrebbe far nascere un senso del rispetto e riconoscimento verso i “volontari”. Forse se accade l’ Italia, si può sperare che cambi !!!

  6. amministratore says:

    Cari lettori,
    ci tengo a fare una precisazione, tanto per non creare confusione.

    Su Italiajudo abbiamo piu’ volte chiesto un’apertura totoale delle competizioni del World Tour, tuttavia non e’ intenzione di Italiajudo chiedere una apertura a caso per competizioni in cui di fatto si partecipa con la maglia azzurra. Provo a spiegarmi meglio: siamo d’accordo che vi debba essere un minimo criterio di accesso, ma non restrittivo come quello attualmente in vigore. Per esempio il podio ai campionati italiani oppure l’accesso alla lista degli AIN puo’ essere una buona soluzione.

    Quando ci si riferisce alle limitazioni, ci si riferisce appunto a quelle norme che impediscono ai nostri migliori atleti di partecipare a tutte le European Open e a tutti i Grand Prix (infatti, solo alcune gare OPPORTUNAMENTE selezionate sono aperte) e anche ai tornei di Grand Slam (mai aperti fin ora).

    Probabilmente, negli ultimi articoli pubblicati, incluso il presente, non siamo stati molto chiari su questo aspetto e mi scuso personalmente per qualsiasi misunderstanding che si possa essere creato.

    Pertanto, non posso che condividere il pensiero di Andrea regis nella sua ultima intervista: nessun atleta che non abbia conquistato un podio in Italia (o quanto meno lo abbia sfiorato) puo’ essere libero di andare a rappresentare la Nazionale, mi pare giusto!

    Mi farebbe invece piacere – e lo ritengo altresi’ oltremodo giusto – vedere Andrea e anche tanti altri atleti partecipare liberamente ad un grande slam, cosa attualmente non consentita.

    Spero di essere stato piu’ chiaro di prima.

    Grazie,
    Ennebi

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