La salvezza? E’ in serie B…
La serie B: perché no? Chiamiamola Serie B, Seconda Divisione o A2, il nome ha poca importanza: perché nel judo italiano non esiste un’alternativa all’alto – o presunto alto – livello? A molti fa ribrezzo la possibilità di immaginarsi in “serie B”, come se la cosa fosse poco dignitosa: ma perché, come avviene negli altri […]
La serie B: perché no? Chiamiamola Serie B, Seconda Divisione o A2, il nome ha poca importanza: perché nel judo italiano non esiste un’alternativa all’alto – o presunto alto – livello?
A molti fa ribrezzo la possibilità di immaginarsi in “serie B”, come se la cosa fosse poco dignitosa: ma perché, come avviene negli altri sport, un judoka italiano non può sognare di essere campione italiano di “seconda categoria”?
Penso al popolo delle qualificazioni, ai dopolavoristi appassionati, ai principianti e gli atleti meno…“esperti”, ai tanti che per i più disparati motivi non ci sono o arrancano nelle gare di Ranking, ma che si mettono alla prova in regione tra gli spalti desolati e le scarne categorie poco più virtuali: quelli che non sognano l’alto livello, quelli che l’hanno sognato, sfiorato e con l’età hanno scelto altre strade ma che continuano a divertirsi facendo judo, quelli più giovani che ci stanno lavorando sodo ma ancora non ci sono ed anche quelli che fantasticano la “grandeur” di Bercy ma per oggettivi limiti non la vedranno mai da vicino se non col binocolo.
Una massa di potenziali “ex-judoka”: un’emorragia quotidiana.
Tornei di serie B ed anche di serie C…perché no? Organizzare una gara che assomigli alla finale di un Mondiale è un sogno di tanti: il risultato spesso è lontano anni luce del modello, di cui sopravvivono i protocolli barocchi ed i formalismi più incomprensibili. Il risultato sono ore d’attesa, incontri disputati in tarda nottata, palazzetti sovraffollati, genitori spazientiti ed atleti annoiati.
Domeniche buttate: palestre svuotate.
Il fatto di non avere un’alternativa alle solite finali nazionali, la “serie A” per intenderci, o ai soliti ambìti circuiti, di “serie A” per intenderci, soffoca le prospettive dell’intero movimento judoistico nazionale: l’ansia di identificarsi sempre e comunque con la “serie A”, limita severamente le opportunità di crescita degli atleti, dei club e della stessa Federazione.
D’altro canto, avere finali di serie A e di serie B aumenterebbe le possibilità ed il numero di medaglie in circolazione – che per tutti i club sono motivo di prestigio –, ridurrebbe il numero di atleti contemporaneamente in gara, innalzerebbe il livello della “serie A”, restituirebbe dignità al limbo delle “posizioni di mezzo” delle Ranking List, riportando interesse e competizione. Senza scomodare l’esperienza francese a conferma, basti pensare a quanto osservato di recente in Italia nel campionato italiano a squadre A1 e A2…
La possibilità che tante più gare abbiano un punteggio valido per le Ranking è invece una realtà presente e radicata in diversi paesi europei: d’altronde se ogni gara potenzialmente può trasformarsi in un evento di Ranking di differente livello, aumenta il potere attrattivo sia per chi organizza che per chi partecipa e molte più gare sarebbero obbligate a rispettare parametri ben definiti per ottenere l’inserimento nei circuiti nazionali; altrove è infatti normale partecipare a gare di livello A, B o C, a cui corrispondo standard organizzativi variabili in base al livello della manifestazione e punteggi diversi ai fini delle ranking nazionali.
Il PAAF 2015, in verità prevede già la possibilità di organizzare dignitosissime “gare casalinghe” senza dover mettere a punto l’organizzazione di un Grand Slam: basta leggere l’ultimo punto del vigente PAAF (Art.35 punto 7) per scoprire che la strada per semplificare e differenziare le gare è già tracciata…
Per cambiare rotta non bastano però due modifiche ed una “rinfrescata” ai regolamenti: occorre una visione nuova, un vero e proprio capovolgimento che sia un’opportunità concreta per atleti, società, organizzatori delle gare…e per la Federazione stessa.
Quella della Serie B è una possibilità “futuribile”, capace di aprire molte più strade di quanto a prima vista potrebbe sembrare…
“…la salvezza implica un cambiamento.
E il cambiamento richiede uno sforzo maggiore dal restare uguali.”
GM
Sono d’accordo, la vera svolta è l’istituzione di campionati a livello.
Oggi siamo di fronte ad un alta specializzazione precoce, basta vedere il livello delle gare degli esordienti. Questo mette nell’angolino la stragrande maggioranza di atleti che non riesce ad esprimersi sd alti livelli. Un campionato di serie a vari livelli sarebbe lo sblocco per dare risposte a tutti.
Bom dia a todo mundo, pur vivendo in Brasile seguo sempre con una certa attenzione le vicende judoistiche nazionali e bergamasche in particolare.Il progetto qui esposto é degno di grandi riflessioni, ma mi sembra che varie Soc. abbiano in altro modo intrapreso questo schema. Parlo degli Enti di promozione sportiva che hanno presa su molte Societá a loro volta affiliate alla Federazione. Sono quasi sempre concordi nelle linee base,si confrontano senza l’ ossessione del punto e del risultato, riescono ad imbastire gare e garette in tempi accettabili, premi per quasi tutti ed i genitori hanno pure la soddisfazione di leggere il nome del proprio figlio sul quotidiano locale inquanto il CSI ha comprato perfino una pagina per divulgare i risultati di tutte le specialitá. Poi un campione italano CSI ha poco a che vedere con uno della FIJLKAM,peró per molti é meglio essere primo della seconda serie che ultimo della prima.
Abraço a todos. pierattilio maino brasil
Commento con pseudonimo, anche se molti mi avranno riconosciuto, perchè essendo un arbitro il mio ruolo mi impone di non prendere posizioni specifiche. Ma la riflessione di Alessandro è giustissima….e tanti infatti sono attratti dalle gare Master proprio per i motivi che ha elencato.
La qualificazione agli assoluti in Lombardia è stata numericamente una tristezza…80 persone in tutto. E non parliamo del trofeo Cinture Verdi di domenica…una quarantina di iscritti tra ESOB, Cadetti e Juniores.
Con questi numeri non si va avanti…qualcosa bisogna inventarsi per rendere il judo agonistico fruibile anche per una fascia più ampia di atleti che possano giocarsela con loro pari anche se più di 2 volte a settimana non riescono ad allenarsi.
Il problema è il criterio di scelta del livello….basta un fenomeno che si iscriva ad una garetta di Serie B per rompere il gioco.
Cosa dire, l’evidenza dettata da tutto il mondo sportivo porta in questa direzione, ovvero diversi livelli di partecipazione, rimane anche però un dubbio sul fatto che sia solo questo il motivo per cui agli assoluti o agli esordienti in una fase regionale vi siano poche decine di atleti. Ormai le manifestazioni con molte persone sono o Tornei blasonati o gare per infanti. Un saggio di altri tempi che stava dalle parti di Cremona qualche anno fa teorizzava di trasformare la Coppa Italia nel vero campionato Italiano e gli assoluti in una gara d’Elitè, anche questa potrebbe essere una soluzione. Di fatto le palestre sono spesso piene di persone, soprattutto giovanissimi e giovani, ma di agonisti pochi o nulla. Vuoi vedere che alla fine aveva ragione jigoro kano a non considerare il Judo un metodo sportivo ma educativo?
In linea di principio sono d’accordo, ma con delle qualificazioni agli assoluti dove partecipano in una regione come l’Emilia che so, 30 atleti, ti sembra proponibile una ulteriore distinzione?
Piuttosto facciamo una Coppa Italia cinture Marroni, diamo la nera ai primi 5, e leviamo il meccanismo dei punti che è ridicolo.
Un tempo era così.
G
L’idea di fare più serie A,B,C ecc. per permettere a tutti di competere con i pari livello e quindi gratificarsi mi sembra più che corretta e da perseguire, ma il centro del problema a me sembra un’altro , ovvero il progressivo spopolamento dei judoka dalle palestre. Ormai potremmo chiedere protezione al WWF. Scherzi a parte io vedo ancora diversi bambini di solito dai 5 ai 9 anni (a 10 i maschietti sono tutti a giocare a calcio)e degli adulti amatori( magari arrivati con i figli e poi restati) o vecchie glorie. Ragazzi dai 10 ai 18 anni sempre meno, se poi parliamo di gare le quote scendono ancora. Allora la domanda é IL NS. SPORT PUO’ OFFRIRE LORO ANCORA QUALCOSA DI INTERESSANTE ? E qui bisognerebbe capire cosa loro interessa e quanto sono disposti a investirci in termini di tempo e fatica.Personalmente temo che la ns. assoluta INVISIBILITA’ in un mondo fatto di apparenza non giochi a favore. Un ragazzo vince un mondiale di judo e va in trafiletto sulla Gazzetta dello Sport.Il suo coetaneo fa doppietta nel campionato provinciale di calcio va con foto sui quotidiani locali. C’é proporzione , penso di no. Ma questo solo per demerito nostro, non sappiamo vendere l’immagine di questo sport,in questo siamo super dilettanti.Quindi bene diversificare i campionati ma prima bisogna intervenire per rinfoltire i frequentatori, sopratutto giovani, delle ns. palestre se no rischiamo di perpetrare la landa desolata vista alle recentissime qualifiche.Cerchiamo di dare al mondo qualche prova della ns. esistenza in vita.
Campionati Regionali assoluti Lombardia 2015 43 maschi- 16 femmine, totale 59 atleti suddivisi in 14 categorie , media 4,2 atleti per categoria.Esordienti B 99 maschi -28 Femmine, si poi negli assoluti ci sono i qualificati di diritto. Questi sono i fatti che si traducono nella morte del judo sportivo, in quanto fra 25 anni non ci saranno più insegnanti, men che meno di qualità. Quindi cuore in pace o cambiamenti epocali, illusione tipica dell’Italia sportivo judoistica
Potete dare tutti i consigli che volete ma fin tanto che la ns. Federazione ha altre 4 discipline da guardare non aspettatevi nulla !!! formare un federazione judo italiana è l’ unica salvezza
Beh , al di la di tutto, chiunque commenti o decida di fare qualche considerazione e non lo fa pubblicamente non è neanche degno di essere considerato!!!!!!!!!!!!!!
La divisione in serie A-B-C è ormai indispensabile, abbiamo già perso troppo tempo.
Concordo sul fatto di eliminare i gran premi cinture marroni e di tornare come prima alla coppa italia cinture marroni con la conquista del 1° dan ai primi 5 classificati. Avremmo meno cinture nere ma sicuramente molto più valide.
propongo una cosa naturale, copiare spudoratamente da quelle nazioni europee dove le cose funzionano meglio
Bom dia de novo, approfitto della discussione in corso per evidenziare alcuni aspetti contraddittori fin prima dalla mia dipartita per il Brasile (tutti gli anni ’90). Ero un professionista del judo a tutti gli effetti e a tempo pieno,lo deducevi subito dal 740..ma per la Federazione ero considerato come un dopo-lavorista qualsiasi mentre ci dovrebbere essere un confine ben preciso che quantomeno favorisca i primi. Es: esami di grado; ti sembra logico che da Mº 5º dan di lungo corso sia quasi costretto a mandare i miei allievi ai corsi regionali? Con un sacco di spese in piú, docenti di un bel gradino piú basso del mio pena un trattamento umiliante in sede di esame?? Molti dei miei corsi pomeridiani erano svolti nelle palestre delle scuole pubbliche, seguendo normalmente il calendario scolastico: una manna per i dopo-lavoristi che finalmente si prendevano un bel periodo di ferie. Per me tutto il contrario, anche per logici motivi economici, e solo dopo estenuanti richieste riuscivo ad avere accesso alla palestra perlomeno nel rispetto del calendario federale.In Bergamo Cittá Alta la spuntai presentando appunto il calendario regionale che prevedeva i primi impegni per inizio ottobre, e quanta diplomazia per farlo capire alla Presidente della Circoscrizione…Sono passati quasi 20 anni ma mi sembra che nulla sia cambiato. Abraços a todos.
pierattilio maino brasil