La guerra tra kodokan
KUZUSHI, rompere l’equilibrio. Rubrica a cura di Chiorbaciov L’inizio della lotta fra kodokan si perde nella notte dei tempi. Fin da quando i primi maestri di judo colonizzarono i vari magazzini sfitti alla periferia delle città formando i kodokan, gelosia e disprezzo hanno condito i rapporti fra le diverse società. Con l’aumentare del numero dei cavalieri, i feudi […]
KUZUSHI, rompere l’equilibrio.
Rubrica a cura di Chiorbaciov
L’inizio della lotta fra kodokan si perde nella notte dei tempi. Fin da quando i primi maestri di judo colonizzarono i vari magazzini sfitti alla periferia delle città formando i kodokan, gelosia e disprezzo hanno condito i rapporti fra le diverse società. Con l’aumentare del numero dei cavalieri, i feudi si sono ingranditi, rendendo gli scontri inevitabili.
La rivalità si accende in vari modi. Spesso la causa la si ritrova anni addietro, alle volte non ci si ricorda neppure. Può essere una vicenda personale del Maestro, oppure uno screzio con un arbitro iscritto ad un altro feudo, che da quel momento sancisce una rivalità che sovente, ma non sempre, si sopisce col tempo.
La tipicità di questa guerra è che non si tratta quasi mai di uno scontro acceso alla luce del giorno, bensì una rivalità che serpreggia nell’oscurità, dove le accuse diventano dicerie, consumandosi all’ombra di rapporti apparentemente cordiali. Questa guerra fredda costringe spesso a fare buon viso a cattivo gioco, accettando tranquillamente allenamenti di gruppo, anche con feudi ferocemente rivali.
Lo sgarro più grande che un Maestro può fare all’altro è quello di “rubare gli atleti”. In pratica, si corteggia spassionatamente un cavaliere, promettendogli ricchi possedimenti e svariate medaglie ai Campionati Italiani. Talvolta si tenta di convincere il guerriero che, sotto la sua nuova guida, sarà più facile entrare nelle forze dell’ordine, le guardie sceltissime dell’Impero. Spesso si rivelano promesse senza alcun fondamento, ma l’obbiettivo è semplicemente quello di impoverire il feudatario rivale.
Altre volte, invece, il kodokan rischia di sgretolarsi per lotte di potere interne. Magari a causa di qualche genitore/vassallo, magari per qualche contrasto fra judoka. Capita, infatti, che il cavaliere stesso voglia diventare feudatario, andando a tentar fortuna in altri magazzini sfitti, nella speranza di poter rapidamente rimpinguare le sue fila, magari portandosi dietro qualche guerriero fedele dal feudo d’origine.
La lotta prosegue rabbiosa a livello regionale, dove le questioni si fanno assai più complesse. Protagonisti provenienti dalle più svariate casate si riuniscono per il bene collettivo, recependo gli ordini che arrivano dall’Impero. Ovviamente, la formazione di una armata regionale passerà attraverso diatribe e polemiche apparentemente sobrie, ma di vitale importanza per il buon nome di ogni feudatario.
Certo, esistono anche Maestri che in fondo hanno capito il concetto di mutua prosperità. Se non sono ancora finiti in miseria, sbranati come antilopi in un mondo di leoni, continueranno a battersi per il miglioramento di tutti i cavalieri, sapendo bene quanto una migliore formazione dei judoka possa far sgretolare questo sistema di casate reali che appare fermo al medioevo. Organizzeranno stage e gare, magari a proprie spese, con poche o nulle sovvenzioni imperiali, nella speranza almeno di riprendere il denaro investito.
Pensare che tutto questo possa cessare è roba da pazzi. In fondo le rivalità e le lotte sono il pane quotidiano degli esseri umani. Ma perchè l’Impero non cerca di sfruttarle meglio, magari facendo leva su quel senso d’appartenenza che ogni judoka dovrebbe avere verso il proprio kodokan? Attraverso gare o campionati a squadre, ad esempio. Certo, le mie sono solo sciocche proposte da piccolo scribacchino. Per ora mi accontento di rimettere ogni tanto l’armatura e coprire centinaia di chilometri per sventolare fiero il vessillo della mia casata, con la paura che se il sistema non si evolve, presto non rimarranno feudi da rappresentare. Nei momenti di quiete, invece, mi fermo a riflettere sul mondo del judo, e mi siedo sul tatami aspettando paziente che arrivi il Rinascimento.
scrivo da persona che ( per i miei figli ) è stato costretto a cambiare feudo. inizio col dire che il nuovo feudatario non voleva accollarsi i miei figli in nessun modo, per il rispetto che portava per il vecchio feudatario, ho dovuto sudare sette camicie, nonostante tutto mi ha fatto redigere domanda agli organi superiori e solo dopo la richiesta di approvazione ha accolto i miei figli.
non ha promesso niente di quello che dite sopra anzi l’unica cosa promessa è stata ” la mia palestra è aperta tutti i giorni per chi si vuole allenare ” non è facile per ragazzi di 10 anni sobbarcarsi ogni giorno 90 km. se lo fanno è per l’amore di questa disciplina e non certo per rancori su altre persone, la federazione ha accolto il tutto perchè non ha voluto magari perdere tesserati.la stessa federazione conosce i vecchi feudatari ed i loro comportamenti, ciò nonostante non ha mai preso provvedimenti.
P.S. dopo i miei figli dal vecchio feudo sono andati via almeno altri 15 atleti.
Mi chiedo come faccia un Maestro così bravo da perdere 15 atleti ad avere l’abilitazione 😀
caro amico con questo articolo hai superato te stesso centrando appieno il vero problema del judo
chi dice che le palestre si svuotano x colpa degli allenatori coglie in parte la problematica che và ben oltre xchè se il sistema non si evolve, andando magari a prendere quello che in altri sport da anni viene praticato e che non reputo così sbagliato quale la capacità di ogniuno di specializzarsi in una fascia di età dando poi allo stesso cavaliere la possibilità di crescere cambiando kodokan ma rimanendo fedele con il cuore al proprio, come hai saputo esprimere molto concretamente assisteremo alla fine di un movimento che x anni è cresciuto ma che da decenni è fermo .il tutto però deve assolutamente essere regolamentato da regole che solo la federazione può stabilire
Facendo un esempio concreto vi siete mai chiesti xchè una società di calcio che gioca in promozione non tenta di arrivare alla serie A xchè non è nei suoi obbiettivi,xchè ha come primario dare foraggio alle società che fanno il campionato maggiore
stesso sistema viene usato in quella che ormai è la nazione dalla quale bisognerebbe prendere spunto la Francia
Grazie.
Quello che dici te sarebbe fattibile all’interno dello stesso Kodokan, con corsi separati ed insegnanti adatti per le fasce d’età alle quali insegnano.
Su questo articolo si potrebbe scrivere una tesi.
Purtroppo queste guerra stanno distruggendo il judo, ma finchè ci saranno allenatori che intralciano la carierà dei ragazzi solo per non lasciarli andare in un altro feudo non si potrà fare nulla. Contro l’ignoranza non vale ragione.
Vivo in una provincia dove ci sono molte piccole palestre di judo ognuna con 8 – 10 atleti ma piuttosto che unire le forze per crescere continuano sulla loro strada rovinando i ragazzi e promettendo loro risultati ma mai nell’anno corrente ma nel prossimo che però non arriverà mai.
Signor polillo, non la penso affatto come lei, Una palestra, una società ma più che altro una famiglia, possiamo anche dire che siano stati loro a inserire la propria citta nel mondo del judo, e anche con notevoli risultati, i ragazzi di cui lei parla Come d’altronde i vostri figli stessi hanno deciso di cambiare ‘feudo’ perché non si sentivano seguiti, o meglio, perché il maestro aveva fatto una scelta, la scelta tra ragazzi seri con voglia di allenarsi e ragazzi svogliati, senza chiamare nessun altro in causa, ma facendogli comunque riferimento gli altri ragazzi hanno seguito ‘la massa’ per questione di amicizia, e per non sentirsi soli. Il gesto da voi compiuto é stato di una ingratitudine grandissima, un maestro che butta l’anima per i ragazzi, che sacrifica pure la famiglia per andare a fare svariate ore al giorno in palestra, viene ripagato così? Anche da persone che non pagavano il mese? E questo vi sembra giusto… 7 ragazzi per colpa dell’ignoranza e dell’ingratitudine sono andati via, e hanno cambiato ‘feudo’ proprio per una palestra di cui il ‘maestro’ se così si può chiamare era allievo della stessa palestra, no comment proprio, la vostra ignoranza non ha limiti. Cordiali saluti, un vostro ex amico
no quello che ho scritto è qualcosa che forse x il judo è ancora fantascienza perchè se le società si mettessero in testa che non è possibile seguire dei ragazzi in tutte le fascie di età capirebbero che si può lavorare meglio e soprattutto x il judo e i ragazzi
nella ns palestra adottiamo da tempo questo metodo senza creare nulla di particolarmente difficile ma i ns ragazzi sono cmq seguiti da noi anche quando cambiano feudo xchè seguirli vuol dire mantenere quei rapporti che domani tornano ,e ti garantisco che è già avvenuto portando aria nuova quando si riaprono le porte di un castello che non ha mai alzato il ponte levatoio
inizio col dire di essere onorato ad appartenere alla schiera degli ex amici anche se amici COMICI come lei si definisce “micu u pulice”non ricordo di averne mai avuti o meglio erroneamente di non considerarli tali, mi fa piacere che mi dia questa facoltà di ammaliare le persone e di influenzarli fino a fargli cambiare feudo.
sono altresì onorato che mi ribadisca la stima dagli atleti-colleghi nei confronti dei miei figli al tal punto da lasciare una palestra sotto casa.
forse la verità di queste scelte vanno cercate altrove, e come dice lei ” per non sentirsi soli”,quindi il problema esisteva e forse esiste.
in una scuola che si rispetti tutti i ragazzi nonchè i genitori non dovrebbero gioire se il compagno perde, ( non mi riferisco alle perdite dei miei figli )
per quando riguarda la voglia di sacrifici penso che tutti gli atleti nonchè i genitori si ricordano una ragazzina di 10 anni, TUTTE LE SERE durante il turno dei grandi invece di aspettare su dei divani accanto al caminetto, da sola si allenava a bordo tatami per ore.
ribadisco ancora, mentre il nuovo maestro ha proibito in maniera categorica di fare alcun tipo di commento sia dentro che fuori i tatami. constato che il cabaret da voi continua.
penso che questa disciplina “dovrebbe insegnare la lealtà, il rispetto verso i compagni e soprattutto verso gli avversari, naturalmente dovrebbe essere insegnata.
chiunque lei sia, a proposito di ingratitudine di non essermi sentito mai ingrato nei confronti di nessuno ne quantomeno della scuola in questione offrendo più volte sia la mia persona che i mezzi di cui dispongo.
penso infine che non si riferisca a me per i mesi da pagare in quando ho tanto da dire e sopratutto da ricevere. ciò nonostante ho messo una pietra sopra.
Obbiettivo centrato esempio classico di come e cosa succede nei feudi almeno dai primi del 300 ad oggi
BAY BAY
Purtroppo queste situazioni esisteranno sempre e i poveri atleti inconsapevolmente sono le vittime.
Comosco queste situazioni per averle vissute personalmente in una palestra del novarese. Quanto tempo buttato al vento…………..
Premesso che vieterei a chiunque di cambiare palestra, una soluzione ce l’avrei.
Una palestra per ogni atleta riceve circa 40€/mese, euro più euro meno, per un totale di circa 10 mesi/anno.
L’atleta se ne vuole andare? Versasse le rimanenti quote che deve alla palestra per riscattare il suo “cartellino” e poter essere libero di andarsene. La societá che tessererá l’atleta proveniente da altra societá potrá:
Farlo allenare gratis (ci credo poco),
Pagare essa stessa il riscatto del tesseramento (d’altronde se proprio lo vuole pagasse!!!!!)
Far pagare regolarmente la quota all’atleta infischiandosene se questo ha giá pagato dall’altra parte (d’altronde son fatti suoi se gli piace cambiare palestra….)
Pagare il cartellino ha senso, ma nella misura in cui l’atleta firma un contratto che lo vincola per un determinato asso temporale.
Cio’ significa che l’atleta viene pagato.
Perche’ bisgnerebbe vietare di cambiare palestra? Ma stiamo scherzando? Ci siamo andati giu’ pesante con la grappa dopo pranzo in questo venerdi’ pre pasquale.
Aggiungo:
Un atleta agonista non dovrebbe di certo pagare la quota. Va in giro per l’italia e per il mondo a spese proprie (e non a spese del club come invece dovrebbe essere), fa pubblicità al club nel quale si allena e all’allenatore pure… E dovrebbe pure pagare se se ne vuole andare?
Io con i miei soldi faccio quello che mi pare. Cosi come tu con i tuoi fai il tuo comodo.
Discorso diverso se gli atleti fossero pagati. Non lo si può fare perché non ci sono soldi o non c’e’ la voglia o il coraggio di investire in tal senso? Allora il club o l’allenatore non dovrebbe pretendere nulla e non può pretendere nulla.
Ma come pensiamo di rendere più popolare il judo se nel calcio, basket, pallavolo, rugby le trasferte sono pagate con tanto di pranzo e cena annesse e noi facciamo pagare tutto agli atleti (o meglio alle povere famiglie che stanno alle spalle)? Mi sapete rispondere a questa domanda?
Cerchiamo di vedere la cosa in un punto di vista un po’ (non del tutto) più distaccato dall’INTERESSE della propria tasca.
l’asso temporale è dato dal vincolo federale e il contratto lo firma quando chiede di essere ammesso (così funzionano le ASD) ad una palestra affiliata.
Basta con l’ipocrisia. Se un allenatore segue un ragazzo in gara e magari dorme fuori e di conseguenza ci mangia pure, la quota pagata dall’atleta é giá andata….. Vi ricordo che le ASD vivono sulle quote mensili, se queste non ci sono non ci sono manco le palestre…..
L’atleta agonista é di certo il più oneroso per la ASD, IL PRIMO quindi che deve pagare la quota.
Cmq fatti di chi ha palestre ed atleti, io dal canto mio me ne frego altamente. Vi guardo, vi leggo e sorrido…
Ah guarda cara Aurora che nel calcio e nel basket lo svincolo degli atleti funziona proprio come ho detto io.
Ce l’hanno sì poi i soldini per pagarti la cenetta e il pranzetto dopo/prima della partita.
Su dai un po’ meno ingenui per favore……
Lo splendido articolo omette solo di dire che un “cavaliere in più” fa comodo al “feudo” anche perché è UNA QUOTA IN PIU…..
Ma cosa c’entra e cosa stai dicendo?
E’ vero che nel basket e nel calcio funziona come da noi il cartellino, ma nel calcio e nel basket un atleta non si paga da solo la trasferta. Nessuna trasferta.
Ma vivi in italia o dove?
a proposito di quello che mi è successo (o di quello che ho deciso di farmi succedere) inizio col dire che conservo i pagamenti delle annualità avvenute sempre in una sola rata anticipata, la federazione impone che fino ai cadetti lo svincolo avviene al 31 dicembre dell’anno in questione e come è successo a me, i punti fino a quella data vanno a confluire nella vecchia palestra ( a proposito di ragazzi seri una allieva dei 7 ha fatto podio al campionato italiano e quindi i punti sono stati attribuiti alla vecchia società). per quando invece concerne le trasferte e quindi i costi, lasciamo perdere altrimenti si scatena una bufera. penso che quando si tratta di ragazzi fino a 14-15 anni non dovrebbe esserci nessun vincolo di cartellini
cosa diversa e dai juniores in poi dove l’atleta è vincolato alla società di appartenenza per quattro anni