Ferrid Kheder shock
Da qualche settimana Ferrid Kheder, in passato due volte vincitore del torneo di Parigi, tre volte bronzo europeo e campione europeo juniores, agita le reti sociali attaccando il sistema federale francese. Anche se qualcuno non lo riconosce veramente e se molti si rifugiano dietro ad affermazioni del tipo “ne ho sentito parlare” o ancora “l’ho […]
Da qualche settimana Ferrid Kheder, in passato due volte vincitore del torneo di Parigi, tre volte bronzo europeo e campione europeo juniores, agita le reti sociali attaccando il sistema federale francese.
Anche se qualcuno non lo riconosce veramente e se molti si rifugiano dietro ad affermazioni del tipo “ne ho sentito parlare” o ancora “l’ho visto di sfuggita”, i video pubblicati sulle reti sociali da qualche settimana da FERRID KHEDER animano la cronaca e agitano il judo francese.
Per saperne di più sulla sua azione e per sapere cosa si nasconde dietro le accuse e le provocazioni, i nostri cugini d’oltrealpe di alljudo.net lo hanno contattato per una intervista via Skype. Ve la proponiamo. Per quanto il personaggio sia abbastanza particolare, come vi accorgerete dalla lettura della sua intervista, è interessante capire come il mondo del judo francese, considerato anni luce distante dal nostro, per alcuni aspetti così lontano in realtà non è.
Buongiorno Ferrid, potresti ricordarci brevemente quando e per quali ragioni sei stato radiato per 15 anni dalla Federazione Francese di Judo?
Dopo le Olimpiadi del 2000, con l’accordo della direzione tecnica, ho lasciato l’Equipe de France perché non sopportavo più un sistema che non rispettava gli individui e dove gli atleti erano detestati. Per poter vivere la mia passione e per scappare alle pressioni ho allora lasciato il mio Paese ed ho raggiunto la squadra nazionale tunisina. Ho avuto velocemente delle ottime performance ed ero regolarmente davanti agli atleti francesi dell’epoca. Da quel momento in poi una nuova regola é stata imposta: il divieto agli stranieri di allenarsi in Francia nelle strutture federali.
Durante uno stage internazionale in Aix en Provence al quale ho preso parte con la squadra tunisina nonostante non desiderassi partecipare, ho avuto una discussione con Patrick Rosso, che ho insultato dopo essere stato fortemente provocato. Nell’immediato non c’é stato un seguito perché non avevo più una licenza francese, ma al momento del rientro per insegnare nel club di Mauberge ho trovato una convocazione: siccome mi allenavo in Tunisia non l’avevo ricevuta in tempo ed ero passato quindi in giudizio senza essere presente. Perciò, al mio rientro in Francia, ho trovato una lettera raccomandata che mi informava chiaramente che ero stato radiato per una durata di 15 anni. Credevo di sognare, ho addirittura pensato si trattasse di 15 giorni e invece no, erano ben 15 anni! Mi rendo conto che da quel momento altre cose gravi sono accadute all’interno della federazione: atti di pedofilia da parte dei tecnici, dei furti commessi dagli atleti dell’Equipe de France, delle rise, persone che hanno rubato dei soldi che giravano all’interno dei Club e della Liga… Eppure nessuno é stato sanzionato duramente come me. Mi chiedo ancora perché una sanzione così severa e perché nessuno si sia ribellato.
Dopo quanto accaduto hai lasciato la Francia?
All’inizio no, ma non avendo più una licenza francese non potevo più insegnare in alcun Club o in strutture affiliate alla federazione, quindi tutto era molto difficile. Dopo un anno e mezzo sono partito per la Nuova Caledonia ed ho incominciato a lavorare in un club. Sfortunatamente, trattandosi di un territorio francese sono stato rintracciato e mi hanno fatto cessare l’attività. Dopodiché sono partito in Australia per fare MMA ed ho continuato la mia carriera negli USA.
Moralmente in che stato eri?
Già quando ho dovuto cambiare nazionalità é stato difficile. Non bisogna credere che si passi dall’essere francese a tunisino cosi, banalmente. Sono tunisino di sangue ma in realtà sono francese. Non conoscevo il Paese, non parlavo la lingua e spesso non ero nemmeno il benvenuto. L’adattamento é complicato. In seguito, nel 2004, ero nella posizione di poter mirare ad una medaglia olimpica, avevo battuto il campione del mondo, il campione olimpico… ma la federazione tunisina impaurita dalle pressioni ha convocato ai Giochi solo Anis Lounifi. Ho allora messo fine alla mia carriera e tra il 2004 e il 2005 ho vissuto il peggio, completamente perso tra la droga e l’alcool… Non ho un carattere che spinge al suicidio, ma ero comunque sulla via dell’autostruzione.
In quel momento avevi perso tutto ?
Si, sono partito per la Nuova Caledonia quando non avevo più nulla. Avevo 2000 € in tasca, il mio judogi, le mie infradito, il mio pantaloncino e la maschera da sub. Ecco cosa mi restava alla fine della mia carriera. Per cercare di sopravvivere consegnavo pizze, ostriche… Ho fatto di tutto.
Come sei uscito da quella spirale ?
Grazie all’MMA. Ho preso diversi colpi nalla gabbia, ma non facevano mai così male quanto il ritrovarsi soli a fine carriera, senza lavoro, senza sostegno, nonostante avessi dato la mia vita al judo. Quando hai un colloquio di lavoro e dici di essere stato un atleta dell’Equipe de France e che in seguito sei stato radiato per 15 anni é difficile trovare lavoro. Grazie all’MMA ho ritrovato nuove motivazioni, mi sono prefissato degli obiettivi, ho potuto guadagnarmi da vivere e ricostruire la mia vita.
Da qualche settimana sei ritornato sulle reti sociali con un’azione che farebbe pensare ad un regolamento di conti. Per quale motivo ritornare dopo cosi tanto tempo ?
Non si tratta di un regolamento di conti. Per me la pagina é voltata, sono contento, faccio una bella vita negli Stai Uniti e non ho bisogno di riconoscenza. Quello che voglio fare é essere d’aiuto ai giovani che sono nel mondo del judo. Mi fa male vedere come nel 2013 gli uomini a volte siano cambiati, ma le abitudini restino le stesse. Ci sono degli atleti che mi parlano, degli allenatori di società e constato che il sistema continua a rovinare delle carriere. Se ho atteso così tanto tempo é perché mi sono ben preparato, mi sono circondato di gente che la pensa come me, ho stabilito un piano d’attacco. E’ dal 2006 che lavoro a questo progetto, sono 7 anni che raccolgo informazioni. La mia intenzione é quella di rompere il silenzio, di mettere fine all’omertà.
Nel tuo video denunci molte cose utilizzando provocazioni ed insulti. Non pensi che cio’ possa servire a rinforzare ancora di più l’etichetta di “ragazzo ingestibile” che ti é stata data?
E’ una scelta strategica, ho costruito il mio attacco cosi. Il mio obiettivo é di fare esplodere un sistema che é corrotto a tutti i livelli, dove si ricompensa la gente con dei gradi, dei viaggi… non sto affatto cercando di pareggiare i conti con qualche persona. Se ho scelto provocazioni ed insulti é per mostrare che non ho paura di loro. Nonostante cio’ che possono fare o dire, io continuo e vi dimostro che li possiamo attaccare. In seguito, in altri video, denuncerò ugualmente dei fatti restando sobrio e non volgare.
Questa maniera volgare e provocatrice viene dalla cultura Americana?
Si, assolutamente. Adoro la mia vita negli USA, amo il sistema. Qui tutto fa show : sportivi, politici… Che piaccia o no suscita interesse e cio’ mi ha ispirato nei gesti e nelle parole dei miei video. Vorrei che le persone prendessero del tempo per guardare cio’ che faccio e che dico, in modo da vedere il personaggio che interpreto, anche se c’é una parte di commedia. Queste persone devono divertirsi, ridere, sentirsi scioccati ed interessati.
Non pensi di andare troppo lontano quando attacchi la vita privata delle persone ?
Ah no, per nulla. Attacco delle persone senza scrupoli. Quando sono stato sanzionato chi é che si é preoccupato dell’impatto che cio’ avrebbe avuto sulla mia vita privata? Ho dovuto gestire delle cose difficili sul piano personale, ma nessuno se ne é preoccupato. La mia strategia vuole ugualmente colpire delle persone che si considerano dei difensori del codice morale del judo. Vi dimostro che in realtà la loro morale personale é ben lontana da quella del judo, ma non esitano a sfruttare il codice morale quando fa comodo a loro.
Attacchi il sistema federale, ma alcuni dei tuoi attacchi sono indirizzati a persone che non ne fanno più parte. Non é contraddittorio ?
Le persone lasciano il sistema, ritornano o cercano di farlo . Per me appartengono sempre al mondo del judo. Stéphane Traineau, per esempio, ha provato a farsi eleggere e Patrick Rosso ha delle responsabilità nell’ambito del Karate, sono sempre là o quasi. Molto presto comunque attaccherò persone che sono lì in questo momento, poiché dispongo di molte testimonianze.
Non pensi che tra l’epoca in cui tu eri nell’Equipe de France ed oggi i metodi siano cambiati e che quindi alla fine denunci dei fatti che non esistono più ?
Si, le cose sono cambiate. C’è più rispetto tra allenatori ed atleti, ma non appena ti allontani un po’ dal loro metodo, non appena ti mostri dubbioso circa il piano d’allenamento proposto, loro ti escludono. Se fai prova di un carattere forte sei mal visto, mentre un campione o chiunque voglia combattere deve avere carattere. D’altronde i criteri di selezione sono sempre variabili, non ci sono regole precise per stabilire cosa bisogna vincere per essere selezionati a tutti i tornei o campionati. Non si sa nemmeno in che modo siano attibuiti i posti per diventare responsabili dell’Equipe de France. Vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa bisogna fare o aver fatto per essere allenatore della nazionale francese, per fare parte dello staff o della direzione tencica, a parte ovviamente essere il compagno di quello o di quell’altro…. appartenente a quel club o quell’altro.
Alcuni atleti, attuali o anziani, si riconoscono nella tua missione. Ti aspetti che ti sostengano o pensi che possa nuocere loro ?
Sono in contatto con molti atleti e a loro chiedo di non pronunciarsi apertamente, di restare concentrati sulla loro carriera sportiva. Non voglio che la mia azione possa nuocere al loro percorso, non é il mio scopo. Se le cose cambiano, quando sarà il momento, puo’ darsi che avranno anche loro qualcosa da dire. Per il momento non ho bisogno del sostegno degli atleti: sono i praticanti di base, i professori, i club, coloro che hanno peso in questo campo che devono mobilitarsi se pensano che il judo debba essere curato e reso di nuovo sano.
A titolo personale, temi delle rappresaglie?
No… cioé, non lo so, ad ogni modo che fanno, mi mettono in prigione ? Per quale motivo? Magari un giorno saro’ io ad andare davanti ai tribunali a chiedere un risarcimento, poiché togliendomi la licenza federale mi é stato impedito di esercitare la mia professione, contrariamente a cio’ che é di diritto per lo Stato francese. Per non parlare poi del pregiudizio morale….
Dopo la guerra che stai conducendo – é il termine che tu stesso utilizzi – potrà ancora esserci un armistizio ?
La guerra la si fa per vincerla, quando é terminata, é terminata. Il mio obiettivo é di vincerla. Dopo, anche se non dimentico, arriva un momento in cui per andare avanti bisogna perdonare, ma perdonare non significa lasciar passare o non sanzionare coloro che hanno commesso degli errori.
I comportamenti e i problemi che denunci nel judo esistono secondo te anche all’intenro delle altre federazioni ?
Io parlo di judo perché é cio’ che conosco, non posso troppo pronunciarmi sulle altre discipline. Ci sono persone che mi contattano raccontandomi fatti simili che accadono in altri sport come la lotta o il taekwondo. Ci sono persone come Marlene Harnois, medaglia olimpica nel 2012 nel Taekwondo, che é stata allontanata dalla sua federazione. Ha perso tutto ed é stata obbligata a raggiungere il Canada. C’é anche Audrey Prieto, campionessa del mondo di lotta che é stata perseguitata e messa da parte ingiustamente dalla sua federazione. Ho una moltitudine di dossier che prossimamente rivelero’, perché i media, che spesso sono sotto controllo, non raccontano la totalità delle cose.
L’ultima parola ?
C’é molto dispotismo nelle federazioni degli sport amatoriali, perché il potere e i soldi hanno il sopravvento sui valori umani e sui valori sportivi. Ma siamo nel XXI secolo, la schiavitù é stata abolita da molto tempo e non si puo’ più accettare di andare alla deriva in questo modo. Io e la mia squadra continueremo a combattere con fervore, sperando che quest’azione sensibilizzi e spinga altre persone ad agire e a ribellarsi.
Traduzione di Myri
Per certi versi qualcosa di simile capita anche da noi voglio sperare per l’inerzia di volontà nel voler prendere decisioni drastiche. Cito ad esempio il caso evidenziato nel programma “Le iene” riguardo gli abusi sessuali perpetrati da un tecnico di Karate e che pur a conoscenza della Federazione non erano mai stati sanzionati. In ogni caso piccoli centri di potere e atti di dispotismo e mancanza di professionalità soprattutto a livello di piccoli club che utilizzano il paravento federale a scopi utilitaristici ed economici sono la causa del disamore e dell’abbandono di tanti atleti in erba che si allontanano loro malgrado dalla nostra disciplina