Chiacchierata con il maestro Giovanni Strazzeri
Il maestro Giovanni Strazzeri, classe 1959, siciliano, è candidato alle prossime elezioni nazionali della FIJLKAM quale consigliere nazionale nella componente “Atleti” per il settore judo. La sfida elettorale nella componente “Atleti” vedrà il maestro Giovanni Strazzeri , consigliere uscente, sfidare l’avvocatessa pugliese Katia Di Cagno. Il maestro Giovanni Strazzeri intraprende la strada politica nella FIJLKAM nel comitato […]
Il maestro Giovanni Strazzeri, classe 1959, siciliano, è candidato alle prossime elezioni nazionali della FIJLKAM quale consigliere nazionale nella componente “Atleti” per il settore judo. La sfida elettorale nella componente “Atleti” vedrà il maestro Giovanni Strazzeri , consigliere uscente, sfidare l’avvocatessa pugliese Katia Di Cagno. Il maestro Giovanni Strazzeri intraprende la strada politica nella FIJLKAM nel comitato regionale della Sicilia, dapprima come componente del direttivo per due mandati, poi come vice presidente del settore judo per altri due mandati, fino al termine del 2012. L’8 dicembre del 2012 entra nel consiglio nazionale della FIJLKAM e viene rieletto sempre nella componente “Atleti” il 1˚ febbraio 2014. Ha di fatto intrapreso ciò che gli antichi latini definivano corsus honorum, ovvero una carriera politica ben distinta in tappe di sempre maggior respiro, partendo dall’ambito regionale fino ad arrivare a quello nazionale. L’ultimo consiglio insediato lo ha nominato presidente della commissione insegnati tecnici, che ha introdotto alcune novità tra cui il rappresentante dei tecnici in sede di gara quale tramite tra i coach e gli arbitri.
Maestro Strazzeri perché si candida?
Quattro anni fa, ho avuto l’opportunità di avviare un percorso entrando nel consiglio nazionale della FIJLKAM che credo mi abbia fatto crescere sotto diversi punti di vista. Ho in mente un progetto di crescita e di cambiamento del movimento judoistico che credo possa essere portato a termine, laddove mi sia dia tale possibilità.
Lei è stato l’homo novus dell’ultimo quadriennio. Quanto è stato difficile entrare in un contesto già assestato e consolidato dove i suoi colleghi consiglieri si conoscevano e avevano già lavorato assieme per parecchi anni?
Chiaramente vi erano degli aspetti che non conoscevo e che ho scoperto un poco alla volta. Mi sono trovato in una condizione nuova, con dei colleghi insediati già da molto tempo. Inserirsi in tale contesto non è stata una cosa semplice, tuttavia grazie al dialogo e grazie alla disponibilità degli altri consiglieri, sono riuscito a superare senza problemi una prima fase di disorientamento dovuta al fatto che non conoscevo come le cose funzionavano all’interno del Consiglio. Analizzando il quadriennio che si sta per concludere, posso dire che gli ultimi due anni sono stati i più proficui: infatti abbiamo vissuto un quadriennio anomalo caratterizzato nella sua prima parte dalla scomparsa del presidente Matteo Pellicone e dalle successive rielezioni.
Lei è stato in linea di massima in accordo con gli altri consiglieri del settore judo?
Abbiamo sempre discusso e alla fine abbiamo sempre trovato una linea univoca che metteva tutti d’accordo. Prima di entrare in consiglio, mi è stato detto che una riunione non sarebbe durata più di una oretta. Invece, il più delle volte abbiamo finito alle 7 o 8 di sera. C’è sempre stato il confronto e c’è sempre stata libertà di potersi esprimere.
L’ultima decisione del consiglio di settore è stata molto discussa: mi riferisco alle modalità con cui si e’ deciso di escludere 11 squadre dalla fase finale del campionato italiano a squadre. Lei è ancora convinto sia stata una buona scelta?
L’idea era quella di dare a tutti la possibilità di poter gareggiare. Non è stato semplice perché è anche giusto che le regole vengano rispettate. Ritengo ci siano delle colpe da ambo i lati, da parte delle società sportive che non si sono informate adeguatamente, e da parte del consiglio stesso perché la comunicazione poteva avvenire in maniera più chiara. E’ giusto del resto che anche il Consiglio si prenda le proprie responsabilità. Forse è giusto che sia andata in questo modo: aprire solo ad alcuni non credo sarebbe stato giusto; in tal caso, avremmo dovuto dare la possibilità di iscriversi a qualsiasi società sportiva. Purtroppo la gara a squadre, ancor di più delle gare individuali, richiede la necessita’ di avere le iscrizioni in anticipo. Sul coinvolgimento dei club, gli “storici” ci hanno spiegato che vi era stato un precedente qualche anno addietro avvenuto in sede di gara e non per via email in cui era stato chiesto ai club una opinione in merito. Non la vedo come una debolezza del consiglio, la vedo come un modo per poter sentire il parere degli altri. Anche il momento non era dei migliori, visto che siamo in una fase di transizione.
Qual è il Suo programma?
I programmi nascono laddove vengono condivisi da un consiglio che ascolta e dialoga con gli insegnanti e i tesserati andando in giro per i palazzetti di mezza Italia. Per esempio, nella commissione insegnanti tecnici abbiamo apportato tanti miglioramenti che ci sono venuti in mente parlando con le persone e ascoltando le difficoltà di tutti.
Mi fa un esempio di una cosa che ha introdotto tramite la commissione che presiede e di cui va orgoglioso?
Ci sono tante cose che abbiamo introdotto: abbiamo cambiato il sistema degli esami; abbiamo istituito per la prima volta una casella postale dove i tecnici possono scrivere direttamente alla commissione insegnanti tecnici; per la prima volta in questo quadriennio è stata istituita una riunione tra tecnici e commissari di gara prima di ogni competizione ufficiale; abbiamo istituito l’area riservata agli insegnanti tecnici; abbiamo creato l’app che consente di seguire le poul direttamente sul proprio tablet o smartphone che verrà presto migliorata; abbiamo nominato il rappresentante degli insegnanti tecnici in ogni finale, ovvero una persona che faccia da tramite tra i coach e gli arbitri; per la prima volta abbiamo organizzato una riunione di confronto e scambio di idee tra insegnanti tecnici ed arbitri; abbiamo chiesto la modifica dei corsi di aggiornamento in modo che siano monotematici ed aperti a chiunque sia interessato; abbiamo ridefinito lo stage “Alti Gradi” con l’obiettivo di valorizzare le risorse che abbiamo in Italia. Il mio obiettivo ultimo è quello di creare la scuola di judo italiana.
A proposito degli esami, non crede ci sia una percentuale di promossi troppo alta, visto che è pari al 100%?
Si sono d’accordo con questo commento. Io sono stato presidente negli ultimi due anni nella commissione per i V Dan e la difficoltà è anche di chi valuta, non solo per chi esegue l’esame. Dobbiamo creare le condizioni per cui chi arriva all’esame sia preparato e lo passi senza problemi: per fare questo dobbiamo migliorare la formazione in regione. Gli esami devono essere una gratificazione e completamento di un percorso. Del resto nel nostro mondo ci sono davvero poche persone che fanno judo per professione, noi per la maggior parte facciamo judo per passione. Per i passaggi di Dan abbiamo chiesto di abbinare all’anzianità anche i crediti. Questa proposta è al vaglio di approfondimenti e deve essere discussa in maniera più approfondita al fine di trovare un consenso. Ciò significa che oltre ad avere 4 o 5 anni di anzianità per poter accedere all’esame per il passaggio di Dan bisogna avere un determinato numero di crediti che si acquisiscono attraverso dei corsi di formazione specializzati.
Maestro, Lei è stato per due mandati vice presidente regionale per il settore judo in Sicilia. Di cosa va più orgoglioso in riferimento alla Sua esperienza politica in regione?
Quando sono stato vice presidente, la Sicilia ha cominciato a muoversi in un certo modo. Mi spiego meglio: ho avuto il supporto e la collaborazione di tutti, maggioranza e opposizione. Infatti in quegli anni abbiamo cominciato a organizzare le finali dei campionati italiani. Abbiamo creato una coesione da cui stiamo traendo benefici ancora adesso. Sono convinto che il confronto sia la base per potersi migliorare e io credo di aver dato questo tipo di impronta nel comitato regionale.
Maestro, che cosa ne pensa dello Statuto della FIJLKAM?
Ci vuole una commissione di esperti per cambiare lo Statuto in modo che venga cambiato in funzione delle esigenze attuali. Il Presidente Falcone si era ripromesso di cambiarlo già in questi ultimi due anni, ma non c’è stato il tempo e sicuramente per il prossimo quadriennio questo è uno degli obiettivi.
Il Presidente Falcone l’ha scelta come uno dei membri della sua squadra. Lei ha lavorato con lui per definire la squadra? Quanto è orgoglioso di farne parte?
Il presidente Falcone si è trovato a gestire una federazione complessa come la FIJLKAM in un momento di transizione. Egli è convinto che con la squadra identificata possa raggiungere gli obiettivi prefissati. Ritengo tuttavia che tutti i candidati abbiamo contribuito alla crescita della FIJLKAM. Noi 4 invece facciamo parte dell’idea del presidente, non mi piace la definizione “linea del presidente”.
Una domanda che ho fatto a tutti i candidati: Lei ritiene che la FIJLKAM abbia una gestione trasparente?
La FIJLKAM è una federazione molto complessa e vivendola dall’interno posso confermare che ha una gestione trasparente. Noi del consiglio siamo informati di ogni cosa accade ad ogni livello.
Lei ritiene che la comunicazione all’esterno del consiglio avviene in maniera efficiente ed efficace?
Questo è un aspetto che va sicuramente migliorato. Dobbiamo informare di più e meglio anche sulle iniziative e sulle decisioni del consiglio di settore stesso: a volte anche le tempistiche contano. Una cosa è comunicare una notizia in modo tempestivo, un conto è farlo a distanza di un paio di mesi. In questo modo sono convinto potremo evitare tanti disguidi e incomprensioni.
Visto che Lei è presidente della commissione insegnanti tecnici e considerate le recenti dichiarazioni del maestro Capelletti, Le faccio la stessa domanda: in Italia ci sono secondo Lei degli Insegnanti Tecnici all’altezza del maestro Murakami?
Certo che ne abbiamo ed è per questo motivo che ritengo che l’Italia possa definire il proprio sistema e quindi la propria scuola di judo. Sono sicuro che anche il maestro Capelletti voleva esprimersi in modo diverso.
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