81 club ai Campionati Italiani a Squadre, 25 in meno rispetto al 2017
Al Campionato Italiano a Squadre appena conclusosi hanno preso parte un totale di 81 club, ben 25 in meno rispetto all’edizione del 2017, persi per la maggior parte nella classe cadetti. Calato il sipario sulla competizione, si evince la necessità di rinnovamento.
È senza dubbio la competizione più avvincente che ci possa essere, non solo per gli addetti ai lavori quanto per il pubblico. Tuttavia, la gara a squadre merita di essere valorizzata di più. Va trovata una formula migliore di quella attuale, che pur a suo tempo aveva migliorato il concept precedente. Va trovata una formula capace di trasformare la finale nel coronamento di un percorso che premi i migliori club d’Italia. D’altronde, solo sperimentando e cercando nuove strade si può migliorare.
Non si può ignorare la perdita del 25% di club rispetto all’edizione del 2017, quasi tutti nella classe cadetti. Viene naturale pensare che chi sta scrivendo il PAAF per l’anno 2019 stia ripensando il concept della Gara a Squadre. Magari sfruttando il fatto che la gara a quadre mista sia parte del programma olimpico di Tokyo 2020 e considerando anche i tanti riscontri positivi nei Campionati d’Europa e del Mondo, assoluti e di classe degli ultimi 12 mesi. La gara a squadre mista può sicuramente contribuire ad accrescere l’appeal della disciplina del judo verso i non addetti ai lavori ed è proprio con questa intenzione che il presidente dell’IJF Marius Vizer l’ha fortemente voluta come disciplina olimpica a Tokyo.
Ciò detto, appare evidente che la distinzione tra A1 ed A2 non ha alcun senso nella classe cadetti, lo dimostrano i 28 club persi quest’anno in seconda divisione. Mentre assume un’importanza strategica nella classe che accorpa Junior e Senior. Infatti, la gara di seconda divisione rappresenta uno stimolo non solo per coloro che non possono o non vogliono confrontarsi con l’alto livello, ma anche per coloro che iniziano ad affacciarsi all’agonismo di un certo livello, facendo da vera e propria gavetta in preparazione dell’A1. È importante tuttavia che entrambe le competizioni, quella di A1 e quella di A2, abbiano una propria dignità ed importanza, che diventa difficile da attribuire laddove le due competizioni si svolgono una a ridosso dell’altra, con ore d’attesa, incontri in tarda serata, palazzetti sovraffollati, genitori ed atleti spazientiti ed annoiati. Allo stesso tempo, va assicurato che ad un certo numero di club promossi in A1, corrisponda un numero identico di club che retroceda in A2. Non c’è nulla di male in tutto ciò, del resto accontentare tutti non è possibile.
Staremo a vedere che cosa si è deciso a tal proposito quando avremo la possibilità di leggere il PAAF del 2019 – sperando che quest’anno non sia pubblicato il 22 dicembre.
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